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Sembra che, di canto in canto, il viaggio della terza cantica di Roncalli sia circolare o, comunque, si svolga come una sequenza di visite e di ritorni e di recuperi della memoria nei luoghi dell’infanzia e, dopo, delle diverse esperienze e vicende esperienze e vicende della vita del protagonista: una revisione, allora, con commozione e con emozione della rinnovata conoscenza e con la capacità intensissima di contemplare, adesso, il passato, uguale e mutato per opera del tempo, onde i versi si scandiscono esemplarmente nello spazio, ma, più segretamente e in un modo inquieto, nella trasformazione del tempo. In realtà, il poema si svolge, come è giusto che sia, come lento, un poco divagante (ma allusivamente e per sapiente gioco fonte di preziose visioni) innalzamento del ritmo e delle idee, per il tramite delle descrizioni, delle esclamazioni, delle visini, fino alla tensione suprema al volo.

Giorgio Barberi Squarotti